Pont du Gard
Toccare il cielo distendendo le braccia e respirare.
Abbracciare l’infinito.
É stata un’esperienza indimenticabile, per me, attraversare un lembo di terra dall’alto, percorrendo Pont du Gard.
Questo frammento¹ di acquedotto Romano, situato nei pressi di Nîmes², ci offre l’esatta proporzione della grandezza concreta dell’architettura romana.
Si percorre un pezzo di cielo sorvolando terra e fiume³ che appaiono lontanissimi giù in basso.
Cielo a destra e cielo a sinistra.
Eppure, ciò che si prova, non sono i brividi della vertigine. Ma, anzi, un senso di sicurezza assoluta. Di padronanza concettuale.
L’orgoglio di appartenere al genere umano4. Pronti a conquistare il mondo.
Il passo che si compie è perfettamente proporzionato alle nostre possibilità.
L’acquedotto è strutturato seguendo criteri di solidità e conoscenza ingegneristica che si percepiscono ad ogni passo.
Forma, materiali5 e proporzioni, trasmettono un senso di perfetta sicurezza.
Tutto si svolge in assenza di fatica, di contrasti, con pacifica naturalezza.
La costruzione romana si inserisce nell’ambiente integrandolo, la solidità che esprime non è solo strutturale: deriva dal legame profondo, di concretezza, con la terra6.
Percorrere Pont du Gard è un’esperienza unica, che ci permette di respirare direttamente i concetti fondamentali dell’architettura romana,
percorrendo un pezzo di cielo, ma mantenendo i piedi, solidamente a terra.
Note e approfondimenti
1 Un “frammento” di incredibili proporzioni: il tratto di 275m di lunghezza, dell’acquedotto che si svolgeva per 50Km, in 3 ordini di arcate con un’altezza di 49m.
2 Si trova nel sud della Francia, in Provenza, tra Avignone e l’attuale Nîmes (l’antica Nemausus fondata dai Romani).Risale al 17 a.C. Fatto costruire da Agrippa, sotto Augusto.
3 Si tratta del fiume Gard.
4 Nel 1985 il ponte è sto giustamente riconosciuto come Patrimonio dell’umanità dell’UNESCO.
5 L’acquedotto è costruito in pietra calcarea con tiranti in ferro di supporto.
6 Direi che è impossibile non notare il contrasto con l’abbrutimento selvaggio dell’asfalto e del cemento, della vacuità valoriale e la precarietà strutturale delle costruzioni odierne.