La bellezza delle rovine nell’architettura romana

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…Sì, la bellezza delle rovine. L’architettura romana

rappresenta una punta di eccellenza, non soltanto per la cultura italiana, ma per l’intera umanità.

Pochi sanno che il concetto di architettura (ed urbanistica), per come lo pensiamo oggi, è stato inventato dai Romani.

Le civiltà precedenti costruivano edifici di rappresentanza che erano espressione del potere, politico o religioso che fosse.

Templi e palazzi erano dunque pensati per impressionare, non certo per accogliere.

I romani hanno inventato il concetto di architettura pensata dall’uomo per l’uomo,

Spazio concepito non più come semplice alternanza di pieni e di vuoti, ma come luogo funzionale di cui l’uomo potesse usufruire.

In uno svolgersi articolato e diversificato, secondo le funzioni.

Come ha giustamente osservato Bruno Zevi¹ i romani superano “la concezione meccanicistica dell’involucro edilizio”  caratteristica delle civiltà precedenti².

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Qui, lo spazio architettonico è integrato con l’ambiente in modo naturale.

Contrariamente all’architettura odierna che affoga nel cemento una natura, che non può altrimenti dominare, perché non la conosce più.

E quindi la assoggetta con la violenza della più selvaggia ignoranza. Con l’arroganza ottusa e piatta dell’asfalto.

L’architettura romana cambia il paesaggio in modo funzionale all’uomo, ma integrandosi con l’ambiente. Contribuisce alla sua costruzione a disciplinarlo,

con intelligenza e consapevolezza.

Le costruzioni romane hanno fondamenta solide, si esprimono come parte integrante4 della natura, non tradiscono il legame con la terra.

Tutto ciò è apprezzabile dalle rovine

La bellezza dell’architettura romana è infatti nell’essenzialità dello scheletro strutturale e nella funzionalità delle sue parti componenti.

In pratica è meglio apprezzabile nelle rovine che ne mostrano gli spaccati, le sezioni.

E un esempio emblematico di tutto questo è rappresentato dal complesso del Colosseo5.

Dove oggi sono osservabili i vari piani, gli aspetti strutturali e la stratificazione dei materiali in sezione. Che ne rendono evidenti i criteri di costruzione.

Le macerie contemporanee imbarazzanti,

sono, invece, agglomerati di cemento, di ruggine, di amianto e altri diabolici materiali di cui diventa difficile effettivamente “sbarazzarsi”6.

 

 

 

Note e Approfondimenti
1 Questo articolo vuole rendere omaggio alla figura di Bruno Zevi, Architetto, professore ordinario, tra le voci critiche più significative sull’architettura, caratterizzata da un forte idealismo e grande originalità. Tutte le citazioni sono tratte dal suo capolavoro Controstoria dell’architettura in Italia. Preistoria Alto Medioevo, Roma, 1995.
2 Osservava Bruno Zevi, come nelle civiltà precedenti “Uno spazio in un primo tempo contemplativo” […] “L’apporto architettonico non va più in là di mura, porte, decorazioni. Manca la coscienza delle forme spaziali stagliate sul cielo”. (v. articolo sull’acquedotto romano di Pont du Garde: toccare il cielo).
3 “L’impegno creativo dal contenitore edilizio al contenuto umano e sociale” […] “quello che finora era considerato irrealizzabile, vale a dire, l’individuazione dello spazio”. Bruno Zevi.
4 Attraverso la continuità ed espansività delle forme circolari che si fondono con il contesto.
5 “al di là dello stupore determinato dalle eccezionali dimensioni, il valore estetico è relativo: […] comunica un messaggio di potere non di poesia.” […] Zevi si spinge fino a dire che: “È certo che le vicissitudini drammatiche e le rovine hanno migliorato l’immagine, consentendo la simultaneità di scorci e di spaccati e restituendo all’esterno visioni dell’interno”.
6 V. Crollo del ponte di Genova e altri disastri contemporanei. (Trovi anche altri contributi citati di Bruno Zevi).

 

 

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