Il sorriso della Gioconda

Gioconda_Leonardo_Valentina.ink

Del sorriso della Gioconda.

 

Mi sono decisa a scriverne perché mi è stato domandato spesso, nel corso della vita,

se il ritratto di Monnalisa¹ è uno dei quadri² meno belli di Leonardo che ha avuto un’inspiegabile, sproporzionata, fama³; o

 

è veramente così importante?

 

Naturalmente la mia risposta è sì.

La Gioconda di Leonardo è il quadro più significativo dell’arte moderna e forse dell’intera umanità in assoluto.

E proprio per questo sorride, Monnalisa. Con la piena consapevolezza di chi si è aggiudicato a pieno, questo titolo, nella storia.

 

 

LHOOQ, Duchamp, il sorriso della gioconda, Valentina.ink

Marcel Duchamp, LHOOQ, 1919

 

Intanto bisogna dire che il fatto non è casuale.

 

L’intenzione di Leonardo4 è stata appunto di dipingere questo concetto di totalità (tra arte e scienza, tra sapere e natura, tra inizio e fine di tutte le cose). E così ha fatto alla sua maniera, rappresentando con il suo linguaggio di contemplazione ed intuito, di invenzione e illustrazione: il moto perpetuo di tutte le cose. Ciò che è eterno5;

che è aldilà dell’uomo ma che l’uomo sfiora in maniera ottativa col desiderio e col progresso; con le proprie aspirazioni. Così, nel pessimismo Rinascimentale6, Monnalisa rappresenta tutto ciò che conosciamo e tutto ciò che ci è

ancora inafferrabile.

 

Avvolta nell’atmosfera dello sfumato Leonardesco, mescolandosi verosimilmente con il paesaggio alle sue spalle: che echeggia, dolce e rassicurante, eppure altrettanto enigmatico.

Tutte le espressioni e nessuna, tutte le variazioni umorali e climatiche (che precedono di secoli il paesaggio nella concezione romantica).

 

 

Monalisa Basquiat, il sorriso della gioconda, Valentina.ink

Jean Michel Basquiat, Monalisa, 1983

Un sorriso che arriva da lontano7:

 

attraverso i suoi precedenti rinascimentali (Desiderio da Settignano e Andrea del Verrocchio8), le sculture greche arcaiche ed etrusche,

derivano la loro espressione enigmatica dai precedenti granitici e ieratici egiziani.

La Gioconda come la Sfinge9. Lo specchio che ci interroga e che ci rappresenta al tempo stesso.

Ma qui il sorriso è più umano, più sereno e comprensivo…

eppure più ironico.

 

Sorride di ciò che ancora non sappiamo

 

 

Monalisa, Banksy, il sorriso della gioconda, valentina.ink

Banksy, Monalisa, 2001

 

I’espressione compiaciuta di chi ride perché sa. E sorride10,

 

perché (è ancora l’unica che)

sa di non sapere.

 

 

 

 

 

Le immagini di questa pagina:

  • Leonardo Da Vinci, La Gioconda, 1503-1512… circa, (particolare rovesciato) questa immagine ritagliata e rovesciata dimostra quanto quest’opera sia celebre: quale altro quadro al mondo, infatti, verrebbe comunque riconosciuto (ovunque e da chiunque) mostrato in un solo particolare ribaltato?
  • Marcel Duchamp, LHOOQ, 1919. La prima versione irriverente e caustica della Gioconda: nell’intento distruttivo e programmatico dell’arte Dada. Secondo i DADAisti, l’arte è espressione dell’abominevole cultura borghese che ha portato all’orrore della Prima Guerra Mondiale. L’arte è essa stessa distruzione e merita solo di essere distrutta.
  • Jean Michel Basquiat, Mona Lisa, 1983. Accanimento tribale: arte e vita quotidiana mescolate nei loro colori. Urlo e contemplazione, insieme decorativo e indecoroso. Assoluto valore antropologico e assenza totale di significato. La Mona Lisa di Basquiat: una macchina rabbiosa per fare soldi.
  • Banksy, Mona Lisa, 2001. L’irriverenza verso la cultura istituzionalizzata vede anche qui la dicotomia tra Arte e Guerra come facce della stessa medaglia (si riferisce al linguaggio neo-Dada della Pop Art). Ma questa versione della Gioconda si lega soprattuto al contesto di altri lavori di Banksy: La bambina che abbraccia con affetto una bomba come se fosse un orsacchiotto e la Madonna con Bambino e dinamite! Sono soprattutto una critica alla Guerra come fenomeno pervasivo alla base della nostra inciviltà.
  • Il mio Décollage, I lati nascosti della Gioconda, 1999. Uno dei miei ultimi, rari lavori materiali, prima di passare definitivamente al formato digitale. Questo Décollage neo-DADAista interattivo (si può sfogliare a mano, v. video, in basso), vuole ironizzare sull’accanimento morboso che spesso ha avuto la critica, nel voler indagare con radiografie, molto indiscrete, su presunti misteri nascosti dietro la Gioconda. Mentre, a mio avviso, l’arte si esprime nella sua bellezza con semplicità. 

 

 

 

 

Questi interventi artistici dimostrano che la Gioconda è la più emblematica rappresentazione dell’arte, al punto da esserne (inequivocabilmente) la personificazione.

Tra le innumerevoli riproposizioni della Gioconda, ho scelto quelle che reputo significative. I critici seriosi, mi contesteranno alcune volute, illustri assenze: la versione copiata serialmente di Andy Warhol (che non considero tra le sue opere più brillanti); quella di Salvador Dalì (che ha riproposto una brutta copia di LHOOQ di Duchamp). Trovo invece, molto più interessante, La Gioconda con le chiavi (1930) di Fernand Léger: enigmatica, tra costruttivismo e surrealismo.

In genere, scritti e commenti, biasimano queste rappresentazioni irriverenti della Gioconda. Io invece trovo che siano una sorta di estensione celebrativa di questo capolavoro. Contribuiscono a veicolarne l’immagine, arricchita di nuovi significati che la rendono più attuale e vicina. Ancor più multiforme e sempre più iconica e ironica…

 

 

 

 

I lati nascosti della Gioconda_Valentina.ink

clicca per il video: I lati nascosti della Gioconda, 1997

 

 

 

 

 

 

 

 

Note e approfondimenti

1 Non trovo, qui, significativo indagare la vera identità della donna ritratta. Lo storico Giorgio Vasari (1511-1574) la identifica con monna Lisa, sposata a Francesco del Giocondo. Inoltre, (come in altre opere di Leonardo) qualcuno ha voluto individuarvi l’ennesimo autoritratto: per quel che concerne l’aspetto estetico, mi pare un po’ azzardato ma… non è del tutto infondato pensare che per Leonardo, il quadro, sia stato una sorta di specchio, un diario, un dialogo tra se stesso ed il mondo.

2 Dipinto ad olio su legno di pioppo, preparato con una stesura di biacca. Misure: 77 per 53 cm. Datato 1503-1512… e oltre: si è pensato che si tratti di un’opera incompiuta, infinita.

3 La Gioconda, più celebre oggi che nel suo tempo (è diventata assai più significativa nel corso della storia, come attestano le immagini che corredano questo articolo) fu, per così dire, un quadro privato, mai consegnato ai committenti. Pochi ebbero occasione di vederlo e non nella versione ultima in cui la conosciamo oggi.

4 Su Leonardo da Vinci vedi anche l’articolo Come Leonardo: diventare un Genio.

5 Col tempo, ogni cosa va variando. –Il moto è causa di ogni vita.– E -Ogni nostra cognizione prencipia dai sentimenti– E, ancora: –Il corpo nostro è sottoposto al cielo e lo cielo è sottoposto allo spirito.- Sono solo alcuni dei Pensieri di Leonardo rivolti al mistero dell’eterno variare delle cose. A questo argomento, dedicherò un articolo a parte, perché trovo che sia l’osservazione più geniale di Leonardo, in assoluto. Questo concetto è rappresentato graficamente nella Gioconda: il paesaggio denso, atmosferico offuscato: dettagliatissimo eppure universale e indefinito. Nell’accennare alle fasi transitorie tra il giorno e la notte e tra le stagioni. Lo sfumato del paesaggio si confonde col velo scuro che le ricopre il capo della donna: un soffio di verità accennata, mai appieno “svelata”. Così l’espressione di Monnalisa: più la si osserva e più sembra che cambi. Tutte le espressioni e nessuna. –Ogni volta ch’e mia occhi veggono il tuo viso strano, […] subito […] mutano in istran colore.- (Leonardo da Vinci, dalle Facezie).

6 Il pessimismo Rinascimentale vede insieme la grandezza ed i limiti dell’uomo. Questo concetto ricorre in altri quadri di Leonardo, come la Vergine delle rocce, ma è anche presente nei suoi scritti; emblematico un suo pensiero che dice: “In me paura e desiderio” (la Caverna: con esplicito riferimento a Platone,  dal Codice Arundel).

7 Ed è arrivato molto lontano! Leonardo può essere considerato il caso più eclatante di fuga dei cervelli. Ha dovuto più volte spostarsi nel corso della propria vita, in cerca di qualcuno che gli desse modo di impiegare parte del suo Genio. Si trasferì, nel 1517 in Francia, presso la corte di Francesco I, dove rimase fino alla morte, giunta nel 1519. Portò con se, assieme ad altro materiale, la Gioconda, il quadro che lo accompagnò nella stesura, nel corso della sua vita dal 1503 al 1512 (si consideri che contemporaneamente Michelangelo dipinse, da solo, tutta la Cappella Sistina!).

Il famoso furto della Gioconda, del 21 Agosto 1911, fu attuato da Vincenzo Peruggia (un decoratore italiano), che sottrasse il quadro, al Louvre, ritenendolo (erroneamente) parte delle opere d’arte trafugate con le razzie di guerra napoleoniche. Per quanto illegittimo, il gesto testimonia la volontà genuina di restituire Monnalisa all’Italia. Da notare che, è stata scelta la Gioconda, tra le numerosissime opere italiane (ancora illegittimamente trattenute al Louvre).

8 Anche in molte altre rappresentazioni di Leonardo le figure ritratte accennano ad un sorriso, tra queste, S.Giovanni Battista (1505-07, anche questo al Louvre). Qui, il sorriso, accentuatamente enigmatico, è sottolineato dal gesto allusivo della mano che indica il cielo. (Come a dire che esiste una saggezza [non divina, Leonardo era un laico, ma] superiore a quella dell’uomo).

9 Tradizionalmente il mistero dell’origine, trova rappresentazione nella figura femminile. Natura, orizzonte, dolcezza rassicurante e mistero.

10 E intanto, la Gioconda se la ride… di questo ennesimo buffo articolo :)))

 

 

 

 

 

 

 

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