Il caso Medardo ROSSO

 

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Autoritratto [al lavoro nello studio di Boulevard des Batignolles, Parigi] 1890

 

[…Il caso

Medardo Rosso:

è conosciuto per la sua opera di scultore [e sarebbe un’espressione un po’ forzata dire che è conosciuto ai più…]

e pochissimi ne conoscono il prezioso operato artistico in fotografia.²

 

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 Solo Medardo Rosso3

Materia e luce.

O, meglio, quel che resta della materia o quel che ne sarà. Effimera, inconsistente evanescente. Materia assente.

Sempre e comunque, invece, la luce: come unico dato reale [ed oggettivo].

Tanto in scultura che in fotografia [ché poi in Medardo Rosso sono la stessa cosa].4

 

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Bambino alle cucine economiche, gesso patinato, 1897

Sono sculture di luce5

Opere difficilmente leggibili. Volutamente indecifrabili.6

A volte sono agglomerati su cui lo scultore ha operato pesantemente, energicamente. Forgiando, colpendo, con fervore, …ammaccando.

 

[Aspetto magmatico7, impatto tra la forma e la pura energia.]8

 

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Bambino alle cucine economiche, bronzo, 18939

 

…Materia ribelle e spirito incandescente. Materia insofferente e tormentata.  [Nera, oscura, pesante, bronzea, catramosa.]

Ora grave, ora bloccata, ora in movimento,

ora solida, composta …ora precaria, obliqua10, tremante.

 

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Bookmaker, fotografia di fotografia di scultura, stampa moderna a contatto

 

Altre volte sono colature di cera, velature: temporanee aeree solidificazioni di materie liquefatte, poi

rarefatte, sul punto di scomparire,

 

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Ecce Puer, fotografia di scultura, stampa moderna a contatto

 

evanescenti ai limiti dell’esistere. Effetti di sfocatura11, di rarefazioni, inafferrabili ed eterne.

[Tenui, gialline, pallide, diafane.] Come un soffio.

Così nei ritratti, i volti appaiono all’improvviso [dal buio, dalla materia, dal vuoto?]

 

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Grande Rieuse, fotografia di scultura, stampa moderna a contatto

 

e mai nella forma, nelle sembianze,

[Il ritratto di Madame X]12

ma nell’espressione, nell’impatto emotivo. Toccano il cuore e spariscono.

e così sempre: più e più volte.

[in una ripetizione seriale13, ricorrente, ossessiva del soggetto]

 

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 Autoritratto [nello studio di Boulevard des Batignolles, Parigi] 190014

 

L’assenza della forma nell’esistere.

Sono indefinite, abbozzate, sono NON finite, in divenire.

La potenza espressiva che hanno è proporzionale alla loro indecifrabilità.

Sculture che sono impressioni fotografiche fatte di sentimento,

di memoria.

in una dimensione Senza tempo. Immerse e confuse con l’infinito atmosferico:

 

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Grande Rieuse, bronzo, 189315

 

[L’orologio che non batte le ore16Sono:]

Attimi vibrati nell’eternità17

La forma appare e scompare. Non è la forma: qui, ha valore espressivo

l’assenza della forma.

[che poi è l’essenza di tutte le cose, nel ‘900]

 

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Ardengo Soffici: sulla visita di Medardo Rosso a Firenze

 

Poi invece:

Fotografie materiche:

tracce e carta …e luce che tocca le cose, le rende tangibili.

la carta come un suolo lunare, una terra tutta da esplorare:

Ricerca espressiva portata oltre ogni possibile limite.

Abolizione totale della tecnica18. Distruzione, uso improprio dei mezzi.

 

MedardoRosso_Assemblaggio_Valentina.ink

Assemblaggio, collage di fotografie, stampa moderna a contatto

 

Sono tagli, abrasioni, combustioni, macchie, polvere.

Così lasciandosi alle spalle le correnti impressioniste e post impressioniste dell’epoca e oltre,

e poi simboliste ed espressioniste,

e oltre…

Attraversando come una lancia il Futurismo, …poi ancora oltre, la metafisica19

 

MedardoRosso_FotografiaScultura_Valentina.ink

Rieuse, fotografia di scultura, stampa moderna a contatto20

 

per approdare a forme di ricerca proprie, non solo delle avanguardie ma anche delle neo-avanguardie del ‘900,

che hanno caratterizzato

l’arte informale21,

l’arte povera e le performance artistiche22 successive di mezzo secolo…. [e oltre]

Ricerca smodata dagli esiti antiestetici, concettuale, dalla natura grezza e inafferrabile. Per forza fisica, per cause ignote. In un tempo incerto. Come ancora ai giorni nostri.

 

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cit. -Chi largamente vede, largamente pensa…-23

 

La grandezza di questo artista risiede appunto nell’essere lui stesso indefinibile,

mai classificabile, non contestualizzabile in un’epoca precisa24. Fugge ogni definizione o limite.

Basta la formula x=∞ per veder tutto chiaro.25

 

 

MedardoRossoRieuse_Valentina.ink

Rieuse, collage di fotografia di scultura, stampa moderna a contatto

 

 

 

 

 

 

NOTE
1 Il caso Medardo Rosso è il titolo di un celebre articolo, pubblicato nel 1909 da Ardengo Soffici nella rivista La Voce [da lui fondata assieme ad Enrico Prezzolini]. Soffici, Artista e poeta, critico d’arte dotato di una spiccata sensibilità è stato tra pochi, colui che ha saputo meglio interpretare la poetica di Medardo Rosso del quale era molto amico [in una delle lettere di Rosso si legge: –Sono toccato, caro Ardengo, della tua “premura” attenzione. Mio caro vero amico […]-.
Medardo Rosso (Torino, 21/6/1858 – Milano, 31/3/1928) scultore e poeta della fotografia è stato un artista geniale nel precorrere i tempi, come cerca di evidenziare questo articolo, ma la complessa poetica e gli esiti spesso “antiestetici” che caratterizzano la sua opera, ne fanno, ancora oggi, una delle voci, non pienamente comprese e valorizzate. Del resto, anche nel suo tempo, poco conosciuto in Italia, ebbe invece, grande successo all’estero. Conobbe e si confrontò con le più importanti personalità artistiche dell’epoca. Eppure restò sempre un caso singolare, facendosi interprete di una ricerca artistica che lo spinse a raggiungere, tematiche e modalità espressive che il resto del mondo affrontò molto tempo dopo. [Nel 1926, scriveva:] –Poi non sono mai stato colli impressionisti, né francesi, né di fuori-.
2 Dopo i primi sperimentalismi tecnici di fine ottocento, i “fotografi” del tempo, si assestarono su una forma di linguaggio che, sostanzialmente, riprendeva “stilemi” [uso volutamente questa orrenda espressione] a imitazione della pittura [nella ritrattistica in particolare, spesso ritoccata a mano con i colori]. Perciò la forma più genuina di fotografia, nell’800, era quella della catalogazione. In composizioni artefatte, i soggetti venivano messi in posa, preparati e fasulli ed erano principalmente: cadaveri, finti briganti, contadini in costume popolare, la povera gente, i ricoverati al manicomio. Una pseudo forma patetica di fotografia di genere. Si legge, in una delle lettere di Medardo Rosso: -…mai conosciuto gente più legalmente assassini dei fotografi [!]-.
La fotografia come forma espressiva compiutamente artistica si è sviluppata, molto più tardi, con la  fotografia pura degli anni ’20 del ‘900 [attraverso la fotografia Futurista prima e Dadaista poi e la sezione fotografica del del Bauhaus]. Nell’800, i primi interpreti delle peculiarità del linguaggio fotografico, sono stati, quindi, i pittori. Tra i  primi a sondare i valori espressivi della fotografia [: la caratteristica di essere un’istantanea, di riprendere soggetti mossi, di utilizzare la sfocatura nelle lunghezze di campo, di tagliare il soggetto che deborda dalla inquadratura, etc…] è doveroso ricordare Edgar Degas, il più vicino a Rosso, che lo ha conosciuto personalmente, a Parigi nel 1889.
Medardo Rosso può quindi essere considerato, a pieno titolo, il primo ad aver utilizzato la fotografia, nelle sue potenzialità espressive, con un senso artistico compiuto, tanto nelle modalità che nell’espressività [v. anche nota 18].
3 Questo articolo è stato scritto in occasione della mostra Solo Medardo Rosso al Museo Novecento 20/12/18-28/3/19, di Firenze.
4 Molte opere di Medardo Rosso sono entrambe le cose, ossia sono fotografie di sculture. Nella visione di Rosso, le sculture dovevano essere osservate con una luce particolare atta a rivelarne appieno il valore espressivo con cui erano concepite. Come ha reso evidente, nelle fotografie delle proprie sculture.
5 –Nulla è materiale nello spazio- e ancora, –La luce è la vera essenza della nostra esistenza-. O anche: –Non siamo che scherzi di luce-. sono alcune delle citazioni più celebri di Rosso. Ciò che noi consideriamo forma e colori, la vista: altro non è, materialmente, che un effetto prodotto dalla luce, attraverso l’occhio, che imprime l’immagine nel nostro cervello. Questi aspetti, sondati all’epoca dal punto di vista scientifico, sono stati sviluppati concettualmente [relazionando ciò che appare, in rapporto a ciò che è] da tutte le correnti artistiche, sia precedenti che successive [dal Realismo di Courbet, all’Impressionismo, al Simbolismo, al Cubismo e all‘Espressionismo per citarne solo alcune].
6 –Nommer un objet, […] c’est supprimer les trois quarts de la jouissance du poème qui est faite du bonheur de deviner peu à peu; le suggérer voilà le rêve.S. Mallarmé, 1866. [ossia: –nominare un oggetto, […] equivale a sopprimerne i tre quarti del godimento poetico che è fatto del piacere nell’intuire poco a poco; suggerire, ecco il sogno-]. Mallarmé è stato ritratto da Medardo Rosso in una fotografia assieme a Degas e Renoir del 1895.
7 Per ottenere questi effetti espressivi, Rosso modellava in argilla, poi realizzava calchi da cui venivano ricavate le sculture in bronzo [della cui fusione si occupava lui personalmente]; altre volte dal calco venivano ricavate sculture in gesso che successivamente procedeva a ricoprire con colature di cera e densità di colore. Non esiste in Rosso alcun limite di differenza tra le tecniche: il colore diventa scultura, la scultura è astratta e bidimensionale, come un dipinto. Medardo stesso ci dice: –Così concepita, l’arte è indivisibile. Non c’è: la pittura da una parte e la scultura dall’altra.- Così come, non vi è distinzione tra il soggetto e lo sfondo in una visione che anticipa lo Spazialismo di Lucio Fontana non solo concettualmente, ma anche negli esiti estetici: le prime sculture-non sculture dove Fontana rappresentava la compenetrazione tra spazio e materia, somigliano molto, infatti, alle sculture di Rosso.
8 Non si tratta della lotta neoplatonica tra idea e materia, come in Michelangelo [da cui Rosso prende le distanze], ma piuttosto di qualcosa che precede Boccioni nelle celebri sculture: Forme uniche della continuità nello spazio e Sviluppo di una bottiglia nello spazio [del 1913]. Ed addirittura il concetto di Spazialismo di Fontana del 1946.
9 Il bambino alle cucine economiche [in fila alla mensa dei poveri] è un soggetto ricorrente nelle opere di Rosso, come anche il tema della Rieuse [la “ridanciana”, si direbbe in italiano, civetta e forse un po’ sboccata]. (Sulla ripetizione seriale del soggetto v. la nota 13).
10 In alcune opere come Bookmaker (1894) o il precedente Malato all’ospedale (1889), o Uomo che legge (1894)o ancora, La conversazione (1899), le figure sembrano crearsi dal terreno, in altre, come la Grande Rieuse (1893) sembrano sbucare all’improvviso dallo sfondo. -Niente a questo mondo può staccarsi dall’intorno- Medardo Rosso, scritti sulla scultura pubbl. 1907.
11 Per ottenere effetti simili alla sfocatura, in scultura, Rosso crea contorni consumati nelle forme, li riveste con materiali opachi e porosi, di colore chiaro, tali da trattenere la luce che si spande, avvolgendo in maniera morbida le sculture. A volte completa l’opera rinchiudendola in una teca di vetro, poi successivamente fotografata. Poi ancora: fotografata da una fotografia! Fino a creare infinite velature alla vista.
Significativamente, le teche di vetro, venivano definite “Gabbie” da Medardo Rosso. Questa espressione mi trova idealmente d’accordo:))
[v. nota 14 del mio Articolo su Banksy].
12 Madame X è il titolo emblematico di un ritratto del 1896, molto ardito dal punto di vista espressivo, dove le fattezze del volto sono irriconoscibili, liquefatte e sfumate al punto che, ne restano appena individuabili, le sembianze umane.
13 La riproduzione seriale del soggetto, muove, in Medardo Rosso dalle ripetizioni nelle sequenze fotografiche impiegate, successivamente, da Futuristi e Dadaisti [Duchamp, Nudo che scende le scale, 1912] nello studio sul movimento. Per questa operazione, realizzata in scultura, Medardo Rosso si serviva, talvolta, di calchi. La ripetizione in questo caso cerca di avvicinarsi alle istantanee, alle impercettibili sfumature della realtà in continuo divenire. Per cui, il soggetto, a più riprese appare spesso quasi uguale, ma sempre impercettibilmente diverso.
La genialità di Rosso lo spinge ad indagare, con grande anticipo nel mondo dell’arte, il tema de L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica [per citare banalmente, il celebre saggio di Benjamin scritto però, molto più tardi, tra 1935-39]. In Rosso assume anche una valenza critica polemica in contrasto con la ripetizione monotona ottocentesca operata in fotografia. Anticipando così le tematiche indagate, mezzo secolo dopo, dalla Pop-Art.
Se il paragone con la Pop-Art vi sembra ardito, prendete ad esempio, l’opera Impressione di Boulevard, la sera [una delle opere di Rosso presenti all’Esposizione Universale di Parigi del 1900, oggi perduta ma nota attraverso fotografie] dove sculture in gesso di figure umane in movimento, a grandezza naturale, fissano un’istantanea della Parigi di notte e precedono di 63 anni le sculture di gesso, realizzate da George Segal a partire dal 1961. Un’altra opera di Rosso che precede Segal è la scultura L’ultimo Bacio [opera andata distrutta, nota attraverso fotografie dell’epoca] impressionante nel suo verismo, al punto da ricordare i calchi di Pompei.
14 In quasi tutti gli autoritratti fotografici, Medardo Rosso si mostra fuori fuoco, a contrasto con uno sfondo nitido. Questo dato realistico, veristico di movimento, non fa che accentuarne l’indefinibilità e il dinamismo inafferrabile e l’espressivo impeto, vigoroso, pur nell’istantanea fotografica.
15 La Rieuse [ritratta a più riprese da Medardo Rosso] nell’attitudine ricorda La signorina Felicita di Guido Gozzano: –Sei quasi brutta, priva di lusinga […] E rivedo la tua bocca vermiglia così larga nel ridere e nel bere. Questa versione della foto ricorda anche dal punto di vista estetico formale l’estemporaneità del busto di Gabriele Fonseca, nell’atto di sporgersi verso di noi, opera [del 1668-1674] di Gian Lorenzo Bernini, [che io ho sempre considerato come il primo fotografo della storia!] .
16Ardengo Soffici, Noia, in: Simultaneità e chimismi lirici, 1915.
17 Ardengo Soffici, Firenze, in: Simultaneità e chimismi lirici, 1915.
18 A torto definito sperimentale. Piuttosto che di tecnica, nel caso di Medardo Rosso, si deve parlare di ricerca artistica. Graffi, incisioni, elementi di disturbo, polveri e macchie, caratterizzano la fotografia avveniristica di questo poeta e visionario della fotografia. Medardo ha indagato e violato la tecnica fotografica facendo un uso improprio degli strumenti, in camera oscura, combinando i materiali [supporti vitrei o cartacei dei più vari, differenti gelatine e tecniche di sviluppo] cambiando i tempi di posa, o i viraggi, o intervenendo con manomissioni disegnate, incisioni, graffi, sovrapponendo macchie o oggetti in fase di sviluppo fotografico. [Questa stessa tecnica degli oggetti appoggiati sulla carta di sviluppo è stata impiegata successivamente da Man Ray nella realizzazione dei famosi, enigmatici,  Rayograph, realizzati partire dal 1922].
Talvolta è davvero complicato risalire al procedimento impiegato da Rosso ed i risultati sul piano estetico sono indistinguibili da altre tecniche. Alcuni quadri, sembrano disegni astratti realizzati a carboncino o gessetto, ma sono in realtà ottenuti con tecniche fotografiche. Interviene infine con tagli minimalisti e approssimativi, con strappi, tecniche di collage, sovrapposizione di materiali o assemblaggi. Addirittura combustioni. Tutti procedimenti impiegati nelle correnti delle neo-avanguardie successive di 50 anni: dall’Informale alla Pop-Art.
19 Le fotografie che ho scelto, qui di seguito, si mostrano chiaramente come un filo conduttore tra SimbolismoMovimento Dadaista, passando per la Metafisica.
20 Scultura nella fotografia in una concatenazione di cornici con diversi livelli di sfondo: come un complesso gioco della luce.
21 Le opere fotografiche più ardite di Rosso ricordano le opere di Alberto Burri [in particolare la serie delle Combustioni di Burri del 1957]. Dell’ambivalenza Scultura-Pittura, che anticipa lo Spazialismo di Fontana abbiamo già visto nella nota 7.
22 Sappiamo che Medardo Rosso organizzava la mattina delle visite nel suo studio durante le quali si poteva assistere a vere e proprie performance artistiche che pare fossero caratterizzate da particolare impeto, enfasi e vigore nello svolgersi. [Anticipando così, di fatto, la Action painting e le ultime tendenze dell’arte contemporanea di oggi!]. Nelle performance si mostrava come artista d’azione. Si occupava personalmente del processo di fusione in bronzo, processo molto delicato e complesso, ma soprattutto faticoso: -Lavoro in fonderia e tu ti immagini come è duro- [scrive, Medardo Rosso, in una lettera a Soffici].
23-Chi largamente vede, largamente pensa. L’uomo tanto più si sente niente quanto più ha il senso dello spazio e dell’infinito– [Medardo Rosso]. –È Poesia il sublime mezzo per il quale la parola conquista lo spazio a lei necessario– Stéphane Mallarmé  [Quaderni 1890-8].
24 Un altro geniale artista che ha indagato l’espressività scultorea, al punto di valicare i limiti temporali della sua epoca, è stato senz’altro Donatello. E Donatello infatti, è stato, lo scultore a cui Medardo Rosso si sentiva più vicino. Rosso, del resto, ha preso le distanze dai “grandi classici”, cercando sempre, con essi, un rapporto di confronto al fine di rimarcare quanto fosse innovativo e rivoluzionario il nuovo rapporto con la scultura che sentiva di avere stabilito. Questo rapporto di confronto è testimoniato anche dall’esposizione di calchi dei grandi classici del passato, a confronto con le proprie opere, durante le esposizioni personali e anche in alcune fotografie. Ciò testimonia un contrasto sempre però, all’insegna del dialogo con i grandi del passato.
In questo senso, Medardo Rosso prenderà le distanze (dal contemporaneo) Rodin, che voleva vedersi in continuità con le magnificenze del passato, ed in particolare con Michelangelo. La storia ci dice che, dopo i primi tempi di sodalizio (e di reciproca, stima) Medardo Rosso, rivoluzionario, è già distante da Rodin anni luce. E Rodin stesso deve averlo osservato [Così nel Monumento a Balzac (1897) di Rodin, il drappeggio del mantello e la posa richiamano Bookmaker (1894) e Uomo che legge (1894), di Rosso].
La stessa posizione critica rispetto ai grandi classici caratterizzerà, più avanti, Costantin Brancusi: –Dopo Michelangelo gli scultori hanno voluto fare del grandioso– Con Brancusi vi sono altre similitudini: la ricerca della verità attraverso una natura senza tempo –L’arte non fa che ricominciare– [Costantin Brancusi, Aforismi], In Brancusi la scultura assume forme sospese, pure e assolute, in Medardo Rosso prende un aspetto difforme, si mescola con l’ambiente, in continua trasformazione e compenetrazione, come anche farà Brancusi, evita ogni forma di retorica espressiva, trovando i più alti valori estetici nella semplicità. –La semplicità non è il fine dell’arte, ma si arriva alla semplicità malgrado se stessi […] La semplicità è la complessità stessa– [Costantin Brancusi, Aforismi].
Così la celebre Musa addormentata di Brancusi [tema che ha ripreso più volte tra gli anni 1910-1920] finisce per somigliare anche negli aspetti formali, alla serie del Bambino Malato di Rosso [1895]. In entrambi i casi il soggetto è ridotto alla rappresentazione della sola testa adagiata, come la testa di Orfeo [la poesia, l’artista] di Odilon Redon, portata alla deriva dal suo sogno simbolista, fino a noi.
25 Ardengo Soffici, Correnti [in Simultaneità e chimismi lirici, 1915]: -È tutta una chimica […] Non ci sono più stazioni […] Basta la formula x=∞ per veder tutto chiaro-. Da notare come, questi versi di Soffici stesso, precedano di mezzo secolo, versi propri delle neo-avanguardie (penso a Giorgio Caproni, Luciano Erba, Elio Pagliarani).

 

MedardoRosso_Autoritratto_Valentina.ink

Autoritratto [nello studio di Boulevard des Batignolles, Parigi] 1906

 

 

Le immagini dell’articolo

Ho scattato le immagini dell’articolo in occasione della mostrarecentemente conclusa: Solo Medardo Rosso [20/12/2018-28/3/2019, Museo del Novecento di Firenze].

…E, prima che qualcuno me lo chieda [le sfocature, le macchie, la polvere, i riflessi e gli aloni di luce]: non sono errori tecnici, le fotografie sono fatte apposta così :))

 

 

Io porto in me un’oasi di luce

 

[…] Così porto nel mio cuore

un’oasi di luce, un’armonia

di sorriso e di calma. […]

e l’oasi di luce mi rivela

cose che gli altri non han visto mai. […]

Perché sento illimitarsi

la serena oasi di luce. […]

 

 Nino Oxilia (1889-1917) [in Gli orti pubbl. postuma 1918]

 

 

 

Solitamente non amo i parallelismi tra arti visive e letteratura, ché sebbene abbiano una certa utilità in termini di valore educativo, riportano all’orrore accademico [ricorrente nel nostro paese] di voler ridurre le arti visive a qualcosa di catalogabile e assoggettandole  erroneamente, all’ambito umanistico.

In questo articolo infatti non si vuole fare alcun parallelismo, ma esprimersi col linguaggio poetico, che è l’unico appropriato in questo caso. [Medardo Rosso ha aderito alla Scapigliatura.] Ma se dovessi spingermi in paragoni letterari, penso che il più corretto dovrebbe essere con Giovanni Pascoli (1855-1912), altra personalità geniale, che a cavallo tra ‘800 e ‘900, è stato come Medardo Rosso antologico, nel precorrere con grande anticipo, la ricerca artistica che ha caratterizzato l’intro secolo a lui successivo. Questo articolo è dedicato anche a lui].

Pascoli, partendo da presupposti ottocenteschi è approdato ad esiti di espressività fotografica e cinematografica, propri del ‘900; attraverso geniali componimenti come TemporaleIl tuono, Il lampo [: E cielo e terra si mostrò qual era: /la terra ansante, livida, in sussulto; /il cielo ingombro, tragico, disfatto: /bianca bianca nel tacito tumulto /una casa apparì sparì d’un tratto, /come un occhio, che, largo, esterrefatto, /s’aprì si chiuse, nella notte nera].

 

 

Appunti

Nel 2015 si è tenuta una mostra, su Medardo Rosso, a Milano, per la quale è stato realizzato un bel catalogo con un ampio repertorio di immagini dell’opera di scultura di Rosso. Vi segnalo anche, a proposito, il volume: ROSSO Trasferimenti di Paola Mola [ed. Skira, 2006]  che, accanto ad una splendida raccolta di immagini dell’opera di Medardo Rosso fotografo, ben corredata di dettagli tecnici, offre un prezioso contributo critico, raffinato e sensibile.

 

 

 

 

 

 

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